La resistenza agli antibiotici e l'allevamento
Scritto e verificato il veterinario Eugenio Fernández Suárez
La resistenza agli antibiotici è un tema che preoccupa sempre di più a livello sanitario.
Si tratta di un problema primordiale nella salute pubblica.
La resistenza agli antibiotici causa numerosi decessi. Approfondiamo a seguire.
Resistenza agli antibiotici: di cosa si tratta?
Per capire questo problema, dobbiamo dirvi che gli antibiotici vengono prodotti da molti batteri in forma naturale.
Si tratta di un’arma usata da molte specie di microorganismi, e allo stesso modo esistono delle difese contro di loro, come la resistenza a questi.
L’introduzione durante la Seconda Guerra Mondiale degli antibiotici come farmaci nella medicina umana ha dato vita alla quantità di sostanze antibiotiche alle quali i batteri devono far fronte, e ciò ha causato una selezione naturale brutale.
In genere, accade che gli antibiotici eliminino quei batteri che non sono resistenti all’antibiotico usato.
L’uso delle dosi corrette nella malattia adeguata permette di sterminare il 100% della popolazione batterica, però gli errori nel loro uso può far sopravvivere una percentuale di batteri più o meno resistenti.
Ovvero, prescrivere degli antibiotici sbagliati fomenta la sopravvivenza dei batteri resistenti.
Questi possono trasmettere i geni che li aiutano a resistere ai farmaci.
I trattamenti errati possono potenziare ancora di più questa protezione, creando dei batteri multiresistenti.
La resistenza agli antibiotici in veterinaria
La salute umana ha avuto un ruolo enorme nella diffusione della resistenza agli antibiotici.
Trattare delle malattie virali con gli antibiotici – quando questi sono destinati a delle patologie batteriche – e non rispettare le indicazioni o l’uso di pillole usate per altri trattamenti, hanno contribuito allo sviluppo di questo fenomeno.
Tuttavia, la resistenza agli antibiotici ha anche un’origine veterinaria, anche per quanto riguarda gli animali da allevamento.
Alcune industrie tendono a somministrare l’antibioticoterapia all’intero allevamento come misura preventiva.
E’ possibile trattare delle infezioni e altre malattie negli allevamenti con maggiore cautela, e la Spagna, Cipro e l’Italia, sono tra i paesi in cui vengono usati di più gli antibiotici in questo settore.
Esistono molti strumenti di difesa che sono stati creati sia per quanto riguarda la salute umana che quella veterinaria.
Lo scopo è quello di lottare contro la resistenza agli antibiotici.
Dalla Red de Vigilancia Veterinaria de Resistencias a Antimicrobianos creata a Madrid, al PRAN o a delle agenzie come la ECDC, la OMS o la EFSA.
Queste istituzioni cercano di incentivare sia la medicina umana che quella animale ad usare in modo più razionale gli antibiotici, attraverso la collaborazione tra veterinari e medici.
In primo luogo, è fondamentale controllare l’utilizzo di questi farmaci in entrambi gli ambiti, oltre a farlo con la comparsa di sostante antimicrobiche.
D’altro canto, organizzazioni come l’OMS chiedono di identificare gli antibiotici critici, quelli che sono importanti per trattare dei batteri multiresistenti e di limitarne l’uso quando non è strettamente necessario.
Il controllo di queste resistenze si fa da svariati fronti: reti di laboratori, promozioni di prove di identificazione, diagnosi della sensibilità o creazioni di guide sul corretto uso.
Possibili soluzioni
Il miglioramento delle misure d’igiene e la biosicurezza permetteranno di ridurre le infezioni, ottimizzando l’uso degli antibiotici.
Gli antibiotici devono essere utilizzati in maniera responsabile.
Bisogna rispettare sia le indicazioni del medico che quelle del veterinario se si possiede un animale.
E, soprattutto, non cadere nelle pseudoscienze come l’omeopatia, che non provocano una resistenza perché scarseggiano di effetti.
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Mathew, A. G., Cissell, R., & Liamthong, S. (2007). Antibiotic resistance in bacteria associated with food animals: a United States perspective of livestock production. Foodborne pathogens and disease, 4(2), 115-133.
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