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L'alce irlandese: il re dei cervidi

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L'alce irlandese è considerato il più grande dei cervidi esistito. Arrivò a convivere con gli uomini e si estinse alla fine dell'era glaciale. In questo articolo ve lo mostreremo.
L'alce irlandese: il re dei cervidi
Miguel Mata Gallego

Scritto e verificato il biologo Miguel Mata Gallego

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

L’alce irlandese (Megaloceros giganteus) era un animale maestoso. Grazie alle sue dimensioni e, soprattutto, alle sue enormi corna, possiamo tranquillamente affermare che è stato il cervide più grande della storia. Nonostante il nome, questo enorme mammifero era distribuito in tutta l’Eurasia. È arrivato a coesistere con l’uomo fino alla sua estinzione circa 7.000 anni fa.

Il gran numero di fossili trovati nelle torbiere e nelle paludi in Irlanda è stato ciò che gli è valso il suo soprannome. Questo enorme animale è arrivato a convivere con l’essere umano, come dimostrano le pitture rupestri di Lascaux.

Il re dalle enormi corna

I fossili ritrovati nel corso della storia evidenziano una caratteristica in particolare: le sue maestose corna. Queste presentavano delle dimensioni di 3,5 metri da un capo all’altro e 40 chilogrammi di peso. Pertanto, erano enormi persino se si tiene conto delle dimensioni dell’animale: fino a 2 metri di altezza nel caso dei maschi.

Questa gigantesca corona ha una ragione d’essere: la selezione sessuale. Come nel caso dei pavoni, i cervi usano questa caratteristica per attirare le femmine. Si presume che più grande è il maschio, più sarà in grado di trasmettere buoni geni alla sua prole, e per questo avrà maggiori possibilità di essere selezionato da una femmina.

Questo fa sì che i maschi con le corna più grandi si riproducano di più. Alla fine, la prole presenterà corna sempre più grandi, poiché il processo di selezione viene ripetuto più e più volte.

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Dieta e comportamento

L’alce irlandese è noto per essere erbivoro, come tutti i cervidi. Si nutriva di erba e piccole piante che si trovavano nelle immense pianure eurasiatiche in cui viveva. Inoltre, si ritiene che facesse la muta, passando da un colore rossastro chiaro in estate ad un colore denso e scuro in inverno.

Per quanto riguarda la riproduzione, ciò che si sa è che presentava un forte dimorfismo sessuale (le femmine erano più piccole) e che era poligamo. Un’altra caratteristica interessante era che durante la stagione degli amori avvenivano frequenti lotte tra i maschi per accoppiarsi, durante le quali facevano uso delle loro gigantesche corna.

Cause della sua estinzione

L’alce irlandese è noto per aver vissuto circa 400.000 anni fa e la sua improvvisa scomparsa è avvenuta circa 10.000 anni fa. La sua improvvisa estinzione coincide con la fine dell’ultima era glaciale e ha dato origine a una serie di teorie al riguardo.

I fossili più recenti di questo cervo sono stati trovati nell’Isola di Man e in Scozia (Regno Unito), risalenti al 7.500 a.C. Tuttavia, nel 2004, sono stati rinvenuti dei resti di questo animale negli Urali (Russia) risalenti all’anno 5.000 a.C. Ciò suggerisce che l’estinzione di questo megalocero abbia avuto a che fare con la zona in cui viveva, e ciò che sorprende ancora di più è che alcuni esemplari siano sopravvissuti all’era glaciale.

Cambiamento climatico

Alcune teorie indicano l’aumento delle temperature alla fine dell’Olocene come causa della loro estinzione. Questo cambiamento climatico ha causato una riduzione dell’erba da pascolo e un aumento delle masse forestali. Ciò ha avuto due conseguenze dirette sul megalocero:

  • Innanzitutto, i prati d’erba si sono notevolmente ridotti in Eurasia. Quelli sopravvissuti hanno perduto le loro proprietà minerali, le quali erano cruciali per il mantenimento delle maestose corna dell’alce. Quest’ultimo, a lungo termine, ha sviluppato malattie ossee, come l’osteoporosi.
  • Infine, l’estensione delle foreste ha causato un grave problema nello spostamento di questi animali. Le enormi corna non erano adatte alla sopravvivenza nelle aree boschive, poiché si impigliavano in alberi e cespugli, impedendo all’alce di muoversi normalmente e infine provocando un calo della popolazione.

Il suo rapporto con l’uomo

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Altri ricercatori suggeriscono che l’uomo possa avere avuto qualcosa a che fare con la sua estinzione. Si sa che l‘Homo sapiens ha conosciuto il Megalocero, come attestano numerose pitture rupestri. Anche se molto probabilmente lo cacciavano, si trattava di una caccia occasionale e di convenienza, poiché era un animale enorme ed esistevano altri animali più facili da cacciare.

Semmai, forse fu l’espansione degli insediamenti neolitici, dove gli umani iniziarono a coltivare la terra, a causare una riduzione dell’habitat dell’alce irlandese. Pertanto, è più probabile che questo sia stato uno dei fattori che ha contribuito maggiormente alla sua estinzione.


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  • https://inglesirlanda.org/alce-irlandes/
  • https://elpais.com/elpais/2016/10/18/ciencia/1476804675_867473.html

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