Le 5 meduse più velenose

Nelle profondità degli oceani si celano le meduse più velenose del mondo. Alcune sono in grado di uccidere più umani per con una sola puntura.
Le 5 meduse più velenose

Ultimo aggiornamento: 27 luglio, 2022

L’oceano è uno degli ambienti più inesplorati del pianeta Terra ed è proprio nelle sue profondità che si trovano le meduse più velenose. In questo enorme ecosistema sommerso non si trovano solo meduse, ma anche molte altre specie di animali e piante.

Il nome “medusa” suscita già di per sé rispetto, poiché per via delle loro punture associamo questi invertebrati al dolore. Tuttavia, non tutte le specie all’interno di questo gruppo sono velenose. Affinché possiate distinguerle, di seguito vi mostriamo le meduse più velenose e come riconoscerle.

Perché le meduse sono velenose?

Sebbene le meduse siano animali dall’aspetto innocuo, nulla è più lontano dalla realtà. L’evoluzione ha permesso loro di sviluppare delle tecniche difensive, tra cui la produzione di un veleno molto tossico.

A livello evolutivo, l’utilità della tossicità delle meduse è principalmente di difesa. Vari studi hanno stabilito che il loro veleno contiene sostanze pericolose per l’uomo.

Se l’essere umano viene esposto a dosi elevate di queste sostanze, può subire gravi danni. Anche bassi dosaggi provocano reazioni letali per le loro prede e dannose per la nostra specie.

Le 5 meduse più velenose

Qui di seguito, vi mostriamo un totale di 5 meduse, classificate come velenose. Conoscerle meglio ci permetterà di identificarle e di fuggire a gambe levate se le vediamo. Continuate a leggere.

1. Chrysaora fuscescens

Tra le specie di meduse esistenti spicca la Chrysaora fuscescens. Gli esemplari di questa specie sono facilmente riconoscibili per via delle loro dimensioni -1,80 metri – e il loro colore marrone dorato.

Una delle loro caratteristiche più sorprendenti è la capacità di localizzare la luce. Grazie a ciò, sono in grado di rilevare prede o possibili minacce. Inoltre, sono in grado di rilasciare un inchiostro di colore rossastro.

Grazie ai loro colori sgargianti e al fatto che per l’uomo sono facili da mantenere, questa specie viene esposta negli acquari pubblici. Fortunatamente, la loro puntura per l’uomo è solamente urticante, anche se in alcuni casi può risultare pericolosa.

Una specie di medusa molto pericolosa.

2. Vespa di mare

Nonostante le sue piccole dimensioni, si stima che solo 1,4 millilitri del veleno della vespa di mare (Chironex fleckeri) potrebbero causare la morte di un essere umano in pochi minuti. Per questo motivo occupa il primo posto sul podio della pericolosità, classificandosi come la specie tossica più velenosa della Terra.

Ha un diametro di circa 6 millimetri, ma i suoi tentacoli possono raggiungere i 3 metri di lunghezza. Il pericolo di questo invertebrato sta nelle dimensioni dei suoi tentacoli, poiché l’essere umano può venirne sfiorato e, di conseguenza, punto. Tuttavia, questo animale preferisce le acque lontane dalla riva delle spiagge australiane.

Un fatto curioso sulla sua puntura è che, secondo uno studio pubblicato sul portale Sciencedirect , più vecchio è l’esemplare, maggiore è potente il suo veleno. Inoltre, altri ricercatori stanno studiando l’utilità farmacologica del veleno di medusa nella speranza di poter sviluppare dei farmaci.

Una vespa di mare, una delle meduse più velenose sulla Terra.

3. Meduse Irukandji

Il suo nome comune deriva dagli abitanti di una zona nel nord dell’Australia, chiamati Irukandji. Insieme alla vespa di mare, fa parte del gruppo delle cubomeduse e, come tale, la medusa Irunkandji (Carukia barnesi) è in cima alla lista delle meduse più velenose.

Apparentemente, il suo veleno è 100 volte più potente di quello prodotto da un cobra. Nonostante sia una delle specie di meduse più piccole, è stato osservato che più piccole sono le sue dimensioni, più potente è la tossicità della sua puntura.

Tra i sintomi più comuni della sua puntura vi sono crampi muscolari, sensazione di bruciore, vomito, mal di testa o tachicardia. L’insieme dei sintomi che provoca ha ricevuto il nome di «Sindrome di Irukandji». Fortunatamente, la loro puntura non è fatale se la vittima riceve un trattamento adeguato in tempo.

Questa specie è un pericolo considerevole presente al largo delle coste australiane.
Questa specie è un pericolo considerevole presente al largo delle coste australiane.

4. Medusa criniera di leone

La specie Cyanea capillata, nota come medusa criniera del leone, è stata identificata come la medusa più grande al mondo. La sua campana può raggiungere i 2,5 metri e i suoi tentacoli sono lunghi circa 30 metri, con un peso di un quarto di tonnellata.

Tipica delle acque fredde, si trova nell’Oceano Atlantico settentrionale e nelle acque australiane. Come altre meduse, anche da morte le sue nematocisti rimangono attive. Ciò implica che possono pungere anche molto tempo dopo la loro morte.

Una medusa criniera di leone.

5. Caravella portoghese

Sebbene la caravella portoghese (Physalia physalis) non sia una vera medusa, non poteva non comparire in questo elenco. Questo invertebrato compare spesso nelle notizie, per via del fatto che numerosi esemplari si arenano sulle spiagge.

Sfortunatamente, dopo essersi spiaggiate, questi animali finiscono per morire in riva al mare. Tuttavia, la loro morte non implica un’assenza di rischio. Apparentemente, i loro tentacoli rimangono attivi, anche se sono separati dal corpo o l’esemplare è morto.

Come già accennato, questa “falsa” medusa è in realtà una colonia di idrozoi, ossia un organismo coloniale. È facilmente riconoscibile grazie al suo colore rosa con sfumature bluastre. Era necessario citarla poiché la sua puntura può essere fatale per l’uomo.

Una caravella portoghese spiaggiata.

Negli oceani vivono numerose specie di animali diverse. Tra tutti, in questo articolo ci siamo soffermati sulle meduse e, nello specifico, sulle specie più velenose.

Scoprendo le caratteristiche più rilevanti di queste meduse, potrete riconoscerle e agire di conseguenza se le trovate. La cosa più importante è allontanarsi il più possibile dai loro tentacoli, in cui si trovano le cellule urticanti cariche di veleno.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Becerra-Amezcua, M. P., González-Márquez, H., Guzmán-Garcia, X., & Guerrero-Legarreta, I. (2016). Medusas como fuente de productos naturales y sustancias bioactivas. Revista Mexicana de Ciencias Farmacéuticas, 47(2), 7-21. https://www.redalyc.org/pdf/579/57956610002.pdf
  • Bengston, K., Nichols, M. M., Schnadig, V., & Ellis, M. D. (1991). Sudden death in a child following jellyfish envenomation by Chiropsalmus quadrumanus: case report and autopsy findings. JAMA, 266(10), 1404-1406. Disponible en: https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/391769
  • D’Ambra, I., & Lauritano, C. (2020). A Review of Toxins from Cnidaria. Marine Drugs, 18(10), 507. Disponible en: https://www.mdpi.com/1660-3397/18/10/507
  • Feng, J., Yu, H., Li, C., Xing, R., Liu, S., Wang, L., … & Li, P. (2010). Isolation and characterization of lethal proteins in nematocyst venom of the jellyfish Cyanea nozakii Kishinouye. Toxicon, 55(1), 118-125. Disponible en: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19619571/
  • Jouiaei, M., Yanagihara, A. A., Madio, B., Nevalainen, T. J., Alewood, P. F., & Fry, B. G. (2015). Ancient venom systems: a review on cnidaria toxins. Toxins, 7(6), 2251-2271. Recuperado de: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26094698/
  • Kimball, A. B., Arambula, K. Z., Stauffer, A. R., Levy, V., Davis, V. W., Liu, M., Wingfield, ;., Rehmus, E., Lotan, A., & Auerbach, P. S. (2004). Eficacia de un inhibidor de picadura de medusa en la prevención de picaduras de medusa en voluntarios normales. Safesea.Es. Disponible en: https://safesea.es/wp-content/uploads/2022/07/Wilderness-and-Environmental-Medicine-Eficacia-SafeSea.pdf
  • Ponce-Garcia, D. P. (2017). Transcriptomic, proteomic and biological analyses of venom proteins from two Chrysaora jellyfish (Doctoral dissertation, University of Melbourne).
  • Ramasamy, S., Isbister, G. K., Seymour, J. E., & Hodgson, W. C. (2005). The in vivo cardiovascular effects of the Irukandji jellyfish (Carukia barnesi) nematocyst venom and a tentacle extract in rats. Toxicology letters, 155(1), 135-141. Disponible en: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15585368/
  • Scott-Frías, J., & de Jorquera, E. M. (2020). La Fragata Portuguesa o Aguamala (Physalia physalis): Importancia en la salud pública. Revista bionatura, 5(4), 1418-1422. Disponible en: https://revistabionatura.com/files/2020.05.04.24.pdf
  • Underwood, A. H., & Seymour, J. E. (2007). Venom ontogeny, diet and morphology in Carukia barnesi, a species of Australian box jellyfish that causes Irukandji syndrome. Toxicon, 49(8), 1073-1082. Disponible en: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17395227/
  • Warrell, D. A. (2013). Animals hazardous to humans. Hunter’s Tropical Medicine and Emerging Infectious Disease, 938. DIsponible en: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7152310/
  • Winter, K. L., Isbister, G. K., Seymour, J. E., & Hodgson, W. C. (2007). An in vivo examination of the stability of venom from the Australian box jellyfish Chironex fleckeri. Toxicon, 49(6), 804-809. Disponible en: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0041010106004636
  • Winter, K. L., Fernando, R., Ramasamy, S., Seymour, J. E., Isbister, G. K., & Hodgson, W. C. (2007). The in vitro vascular effects of two chirodropid (Chironex fleckeri and Chiropsella bronzie) venoms. Toxicology letters, 168(1), 13-20. Disponible en: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17141433/
  • Winter, K. L., Isbister, G. K., McGowan, S., Konstantakopoulos, N., Seymour, J. E., & Hodgson, W. C. (2010). A pharmacological and biochemical examination of the geographical variation of Chironex fleckeri venom. Toxicology letters, 192(3), 419-424. Disponible en: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0378427409015331
  • Xiao, L., He, Q., Guo, Y., Zhang, J., Nie, F., Li, Y., … & Zhang, L. (2009). Cyanea capillata tentacle-only extract as a potential alternative of nematocyst venom: Its cardiovascular toxicity and tolerance to isolation and purification procedures. Toxicon, 53(1), 146-152. Disponible en: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19026672/

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.