Demenza senile nei cani: cosa dice la scienza?
Scritto e verificato la biologa Ana Díaz Maqueda
La medicina veterinaria diretta verso gli animali domestici in età avanzata sta facendo passi da gigante. In gran parte, questo si deve alle attenzioni e cure che gli animali ricevono dai loro proprietari. Questo gli permette di raggiungere la vecchiaia. Oggi vi spieghiamo cosa dice la scienza sulla demenza senile nei cani e quale trattamento e adatto in questa situazione.
Purtroppo, mentre da una parte gli animali domestici vivono più a lungo, d’altro canto, compaiono anche altre patologie derivanti dalla vecchiaia. Questo è il caso della demenza senile nei cani.
Questa patologia canina è paragonabile alla demenza nell’uomo. Un chiaro esempio è il morbo di Alzheimer. Tuttavia, in questa situazione possono essere implicate più malattie neurodegenerative.
Lo scienziato W. W. Ruehl, insieme ai suoi collaboratori, ha coniato il termine “sindrome da disfunzione cognitiva”. Questo termine rende chiaro la degenerazione subita dal cervello di alcuni cani anziani. Questa condizione causa alcuni cambiamenti nel comportamento dell’animale.
Quali cambiamenti produce nel cervello la demenza senile nei cani?
La sindrome da disfunzione cognitiva o demenza senile nei cani è un disturbo neurodegenerativo tipico dei cani anziani. Ciò non significa che tutti gli animali domestici anziani soffrano di demenza. Tuttavia, è a questa età che appare.
Come gli esseri umani, il cervello dei cani cambia quando raggiungono la vecchiaia. Si tratta di normali modifiche che, sebbene possano causare alcuni cambiamenti nel comportamento o nel carattere, non sono patologiche. Tali cambiamenti sono i seguenti:
- Atrofia corticale, che di solito causa una progressiva diminuzione della vista.
- Ispessimento e calcificazione delle meningi. Il calcio si deposita nelle meningi invece che nelle ossa o nei denti e può interferire con le funzioni cerebrali.
- Dilatazione dei ventricoli, che fanno parte del sistema attraverso il quale circola il liquido cerebrospinale.
- Allargamento dei solchi e ritrazione delle convoluzioni cerebrali. In altre parole, il cervello sembra restringersi.
- Reattività della glia, che sono cellule nervose coinvolte nel mantenimento dei neuroni e nell’elaborazione delle informazioni che viaggiano tra di loro.
Molti di questi cambiamenti possono apparire anche nei processi di demenza senile nei cani. Tuttavia, uno dei fattori più importanti scoperti fino ad oggi, osservabile anche nella malattia di Alzheimer nell’uomo, è la presenza di depositi di una proteina chiamata β-amiloide.
Accumulo di betamiloide durante la sindrome da disfunzione cognitiva nei cani
La proteina β-amiloide si accumula negli spazi tra i neuroni in diverse parti del cervello, come il parenchima cerebrale o i suoi vasi cervicoencefalici. Questo accumulo è chiamato placca neuritica, senile o amiloide.
Anche se non si sa ancora esattamente come agiscono queste deposizioni di proteine, sono però note le proprietà neurotossiche della β-amiloide. Questo composto compromette la funzione neurale. Inoltre, causa danni alle sinapsi, uccide i neuroni e causa l’esaurimento dei neurotrasmettitori da queste cellule morte.
Secondo alcuni studi, a seconda delle dimensioni delle placche neuritiche, la gravità della demenza senile sarà maggiore o minore. Questo fatto è molto simile a ciò che accade nel cervello umano quando soffre di Alzheimer.
Eredità genetica e demenza senile nei cani
Alcune razze di cani sembrano essere più predisposte di altre a soffrire di una sindrome da disfunzione cognitiva. Questo fatto è legato alla mutazione di alcuni cromosomi, che causano la sovrapproduzione della proteina β-amiloide.
Le ricerche suggeriscono che, sebbene i cani di razza piccola siano più longevi, non sono così predisposti alla demenza come i cani di razza media e grande. Allo stesso modo, alcuni scienziati hanno osservato che le femmine hanno più probabilità di sviluppare questa sindrome rispetto ai maschi.
Analogamente, i cani castrati hanno maggiori probabilità di soffrire di queste condizioni rispetto ai cani non sterilizzati.
Trattamento delle disfunzioni cognitive nei cani
A volte, i sintomi della demenza senile possono degenerare fino ad arrivare al punto che il rapporto tra il tutore e il cane può diventare molto teso. Addirittura, il proprietario arriva a decidere per l’eutanasia o l’abbandono del cane. Il problema sorge poiché la demenza senile nei cani non ha una cura o un trattamento ottimale.
Spesso, il trattamento ha lo scopo di ridurre lo stato d’ansia che i cani affetti dalla malattia di solito presentano. In sintesi, in un periodo di tempo molto breve il cane non riesce più a capire il mondo che lo circonda. Di conseguenza, soffre di uno stress tale da mostrare comportamenti indesiderati per i tutori, come l’aggressività o l’eccessiva vocalizzazione.
Attualmente, il trattamento utilizzato nei cani affetti da demenza è di solito un insieme di terapie. Tra queste sono incluse linee guida comportamentali specifiche, alcuni tipi di farmaci, nutraceutici e diete specifiche.
Purtroppo, come il morbo di Alzheimer, la demenza senile nei cani non può essere curata e deve essere semplicemente affrontata nel modo più gentile ed empatico possibile. Il cane è totalmente inconsapevole di ciò che gli sta succedendo e risponde semplicemente come vuole la sua natura.
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