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Il paradosso degli elefanti in India: animali spirituali e schiavizzati

3 minuti
Il ruolo degli elefanti in India è duplice: da un lato sono considerati animali spirituali e dall'altro sono animali da soma.
Il paradosso degli elefanti in India: animali spirituali e schiavizzati
Francisco María García

Scritto e verificato l'avvocato Francisco María García

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Quando si inizia un nuovo progetto, sia esso lavorativo o personale, tutti cerchiamo aiuto e protezione in base alle nostre credenze. Così come in alcune parti del mondo ci affidiamo a simboli religiosi, anche le credenze orientali hanno divinità protettive che accompagnano e benedicono i cambiamenti. Una delle figure simboliche dell’India sono gli elefanti.

La leggenda degli elefanti in India

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Fonte: cribeo.lavanguardia.com

L’elefante visto come portafortuna deriva dalla credenza induista e trae origine da una leggenda: quella di Ganesha, il dio dalla testa di elefante del pantheon induista, generato dal dio Shiva e dalla dea Parvati. Tra le sue varie caratteristiche, era noto per essere molto obbediente agli ordini impartiti dai suoi superiori e per volere molto bene a sua madre, Parvati. Quest’ultima preferiva rimanere sola nel suo palazzo e non essere disturbata. Per questo motivo, mise Ganesha di guardia alla porta con l’ordine di non far passare nessuno.

Un giorno, il dio Shiva volle entrare e Ganesha gli negò l’ingresso, poiché non aveva l’autorizzazione di sua madre. Shiva si arrabbiò, e usò la sua spada per tagliargli la testa, che rotolò giù per un pendio finché non scomparve alla vista. Parvati, che aveva sentito cos’era successo, lasciò il palazzo per trovare suo figlio morto decapitato a causa del suo ordine.

Il dio Shiva, dispiaciuto per la sua azione, ordinò a un entourage di cercare e portargli la prima testa che avrebbe trovato. Uno dei suoi servi trovò un elefante, gli tagliò la testa e la portò al dio, che la rimise sulle spalle del figlio per riportarlo in vita. Da quel momento in poi, Ganesha smise di essere un bellissimo giovane dal volto umano per diventare un uomo con la testa di elefante.

Grazie a questa leggenda, le figure degli elefanti in India sono legate al concetto di protezione della casa e della famiglia. Si pensa che l’elefante sia un animale con una grande intelligenza, poiché Ganesha era anche il dio della saggezza. Viene invocato quando si avvia un’impresa importante o una nuova tappa della propria vita. Gli si richiede infatti la conoscenza e la saggezza necessari per intraprendere qualsiasi tipo di azione, poiché il dio Ganesha, con la sua proboscide, elimina gli ostacoli.

L’elefante negli amuleti portafortuna deve avere una determinata postura: in piedi, in posizione di marcia e con la proboscide sollevata e piegata all’indietro. La proboscide sollevata serve a non perdere la fortuna. Chiunque indosserà questo amuleto otterrà ricchezza, lavoro e una buona memoria.

Lo sfruttamento degli elefanti in India

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Fonte: cribeo.lavanguardia.com

Quando viaggiamo in India, Thailandia o Nepal, è molto probabile che ci venga offerto di cavalcare un elefante. Anche se questa può sembrare un’attività affascinante, è bene essere coscienti del fatto che il bracconaggio di questi animali è dovuto proprio all’aumento delle attività dedicate ai turisti.

La richiesta di giovani elefanti sta aumentando in proporzione alla sempre maggiore richiesta per questo tipo di intrattenimento nel settore turistico. Il problema è che non nascono abbastanza elefanti in cattività per soddisfare la domanda.

Ogni elefante che lavora nei circhi o nel settore turistico riceve un addestramento o rituale che in India viene chiamato “phajaan”. La tradizione vuole che lo sciamano della tribù separi lo spirito dell’elefante dal suo corpo, eliminando la sua anima selvaggia e lasciandolo sotto il controllo assoluto dei suoi addestratori o “mahout”.

Nella pratica, questo rituale non ha granché di spirituale: il giovane elefante viene torturato per tutto il tempo necessario finché, attraverso l’uso della paura, non impara a obbedire agli umani e a fare tutto ciò che gli viene chiesto. In questo modo, separati dalle mandrie, incatenati e rinchiusi, i giovani elefanti trascorreranno diversi giorni senza cibo, acqua o riposo. I mahout hanno il compito di torturarli in modo che si trovino in uno stato permanente di panico e dolore, raggiungendo così l’obbedienza totale.

Per soddisfare la domanda di migliaia di visitatori, gli elefanti sono costretti a lavorare instancabilmente anche se sono malati, feriti, anziani o hanno appena partorito. L’unica maniera di riuscire a farli lavorare costantemente è riempirli di anfetamine.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.