L'empatia dei ratti che evitano di ferire i loro simili
Scritto e verificato la biologa Ana Díaz Maqueda
Come accade con molti sentimenti, emozioni e qualità umane, l’empatica ci sembra esclusiva della nostra specie. Nonostante ciò, ormai da molto tempo ricercatori e altri esperti hanno dimostrato che forse non è così. Un buono esempio è l’empatia dei ratti, che evitano di ferire i loro simili.
Da diversi decenni vengono condotti esperimenti di laboratorio sul comportamento dei ratti per poi applicarli o paragonarli alla condotta umana. Questi studi sono stati condotti anche su piccioni, lupi, cani o primati.
Negli esseri umani l’empatia è conosciuta come la qualità innata di soddisfare e riconoscere le emozioni altrui. Grazie a ciò, stabiliamo una connessione emotiva con altri individui del nostro gruppo sociale.
La ricerca condotta dagli scienziati della Reale Accademia delle Arti e delle Scienze dei Paesi Bassi ha permesso di stabilire che i ratti mostrano empatia verso i loro compagni quando questi soffrono. Questo fatto vorrebbe dire che la capacità di immedesimarsi negli altri sia comparsa nell’evoluzione molto prima degli esseri umani.
Studi per spiegare l’empatia dei ratti?
Una regione del cervello umano, chiamata corteccia cingolata anteriore (ACC), possiede i neuroni specchio. Queste cellule rispondono quando l’individuo prova dolore o assiste al dolore di un suo simile. Nonostante ciò, i meccanismi cellulari sottostanti sono ancora poco conosciuti.
«I neuroni specchio sono cellule nervose che si attivano quando si esegue un’azione e quando si osserva eseguire la stessa azione o si ha una rappresentazione mentale della stessa.» –Gema Sánchez Cuevas, psicologa.
Studi recenti dimostrano che anche la corteccia cingolata anteriore dei ratti (nell’area 24) ospita i neuroni specchio. Questi si attivano quando i ratti provano dolore o quando vedono un loro compagno soffrire.
Ma non si attivano se sentono un altro ratto soffrire. Secondo quanto indicato da altre ricerche, ciò potrebbe dipendere dal fatto che i ratti devono provare paura o dolore per entrare in sintonia con un loro simile. I ratti che avevano provato paura e sofferenza, pertanto, si agitavano quando i loro compagni emettevano ultrasuoni per avvisare il gruppo.
Come capire se i ratti sono empatici con i loro simili?
Per consentire lo sviluppo dell’esperimento, prima di tutto è stato addestrato un gruppo di ratti, stabulati per coppie, a premere una leva per ottenere una ricompensa. Dopo poco tempo dentro l’aula, i ratti avevano imparato che attivando il meccanismo ottenevano una zolletta di zucchero.
Quando fu chiaro che i ratti sapevano come ottenerla, il meccanismo venne modificato e, da quel momento, ogni volta che premevano la leva un loro compagno riceveva una piccola scarica elettrica.
Non appena i compagni iniziavano a lamentarsi perché ricevevano le scariche elettriche, gli altri ratti con cui erano rinchiusi smettevano di premere le leve. Ciò potrebbe indicarci, insieme agli studi sui neuroni specchio nei ratti, che questi animali sanno quando un compagno soffre e provano a evitare tale sofferenza.
L’Empatia dei ratti o… egoismo?
Giunti a questo punto, è naturale porsi un ulteriore interrogativo. I ratti smettevano di premere le leve per empatia verso i loro simili o per egoismo? Ovvero per calmare la loro stessa sofferenza.
Grazie ai neuroni specchio, i ratti provano, in un certo modo, quello che provano i loro compagni, motivo per cui smettere di premere la leva faceva calmare se stessi.
Lo stesso accade con gli esseri umani. Perché aiutiamo una persona ferita? Agiamo in nome dell’altruismo o semplicemente non vogliamo vedere come soffre perché ciò ci destabilizza? Le risposte a queste domande sono complesse e condurrebbero a una lunga riflessione.
Per quanto ne sappiamo, in entrambe le specie si verifica un meccanismo simile. L’empatia è un’emozione adattativa che migliora la sopravvivenza delle specie che vivono in gruppi sociali.
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