Vitamina D nel cibo secco per cani: quali precauzioni bisogna adottare?
Scritto e verificato la biologa Paloma de los Milagros
La vitamina D è un nutriente essenziale per la mineralizzazione e la crescita delle ossa. Sia un suo deficit che un suo eccesso possono causare lesioni a livello sistemico: da qui deriva la necessità di una sua integrazione adeguata in esseri umani e animali domestici.
La vitamina D è un composto sintetizzato naturalmente da piante e mammiferi, come reazione all’esposizione alla radiazione ultravioletta. Tuttavia, nel caso dei cani, questo processo è molto più limitato ed è necessario che questa sostanza venga per la maggior parte fornita attraverso la dieta.
La vitamina D fornita mediante l’alimentazione viene assorbita dagli intestini, trasformata dagli enzimi del fegato e metabolizzata dai reni. Il risultato è una molecola attiva, il calcitriolo, che viene accumulata principalmente nel tessuto grasso.
Questo nutriente, oltre a essere fondamentale per le ossa, è essenziale per l’apparato muscolare e il sistema nervoso. Così, qualunque alterazione nel dosaggio consigliato provoca uno squilibrio biochimico che può condurre alla letargia, alla comparsa di tumori o perfino alla morte.
Disturbi associati alla vitamina D
Il fabbisogno di vitamina D presentato dai cani dipende dalla concentrazione di calcio e fosforo, dall’età e, in misura minore, dal sesso e dalla razza dell’animale.
Tra i valori calcolati più recentemente, si segnalano quelli forniti dalla Association of American Feed Controls Officials (AAFCO). Nel 2007, questo organismo ha stabilito una dose orientativa di 500 UI al giorno per chilogrammo di alimento.
La malattia più comune associata al deficit di questa vitamina è il rachitismo, un disturbo delle ossa che colpisce gli animali giovani. Questo problema deriva dalla diminuzione delle concentrazioni di calcio e fosforo all’interno delle matrici organiche di ossa e cartilagini.
Sono i sovradosaggi di vitamina D a provocare la comparsa di malattie maggiormente dannose, a causa delle cosiddette calcificazioni.
Tra i sintomi più frequenti che caratterizzano un”intossicazione da questo nutriente, si trovano il vomito, la minzione eccessiva, la disidratazione e la perdita di appetito. Nei casi più gravi, i danni possono comprendere insufficienze cardiache e renali, emorragie intestinali e polmonari e la mineralizzazione dei tessuti molli.
La causa più comune di avvelenamento da vitamina D è dovuta all’ingestione di cibi che contengono dosi eccessive di questo composto. Tuttavia, un fenomeno abituale è rappresentato anche dal consumo frequente di colecalciferolo rodenticida, la denominazione chimica della molecola attiva della vitamina D.
Trattamento da somministrare in caso di intossicazione
Il protocollo medico prescritto per affrontare l’aumento eccessivo nei livelli corporei di vitamina D nei cani dipende dalla sua quantità e dal tempo trascorso. Nei casi più lievi si procede a effettuare un lavaggio gastrointestinale, cosa che può comportare la presenza di vomito e la somministrazione di carbonio attivo.
Nell’ipotesi in cui siano trascorse più di sei ore dall’ingestione, è possibile trattare l’animale con calcitonina, prednisone, diuretici e bifosfonati. Questi composti interferiscono con l’assorbimento di calcio, aumentando la loro espulsione attraverso l’urina.
Nel dicembre del 2018, la Food and Drug Administration (FDA) ha pubblicato una serie di informazioni riguardanti diversi avvelenamenti in cani che avevano ingerito mangimi commerciali. Il problema comune era rappresentato dalla presenza di un dosaggio superiore a quello raccomandato, cosa che ha comportato il ritiro dal mercato dei prodotti alimentari in questione.
Per evitare possibili problemi nella salute dei cani, la cosa migliore consiste nel prevenire queste eventualità adottando una dieta equilibrata secondo le indicazioni fornite dallo specialista. Inoltre, è necessario fare attenzione alla possibile ingestione da parte degli animali domestici di integratori destinati agli esseri umani e condurre una vita attiva all’aria aperta.
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